Pinocchio e Pertini vanno in Finlandia
#party
Oggi cosi, attualità (se cosi la si può chiamare).
Ok essere il paese più felice del mondo ma vietato ballare.
(Sarebbe stato bellissimo se questa cosa fosse successa in Svezia: avrei potuto usare la clip di Fantozzi che fa l’accento svedese… e invece no, ho dovuto usare questo escamotage per poterla inserire comunque: che vita difficile…)
The Guardian, CNN, Time, Reuters, The Independent, Times of India, ABC News, Financial Times, Euronews, NYTimes e poi Ansa, il Fatto, Rai News, Adnkronos, il Corriere, la Repubblica, il Messaggero, Wired… Post su post, articoli su articoli perchè la prima ministra finlandese è andata a una festa.
O meglio, perchè qualcuno le ha fatto un video mentre ballava ad una festa: è infatti cosa nota che lei abbia una vita sociale abbastanza attiva, ma questa volta c’è il video, CLICCA QUI PER VEDERE SUBITO IL VIDEO! 9 PM su 10 non te lo diranno mai, guarda il video per scoprire il suo segreto e perdi quei chili di troppo!
E poi LA TROCA, di sicuro HA USATO LA TROCA, perchè nel video si sente distintamente che qualcuno dice “la prima ministra Sanna Marin sta pippando cocaina in questo preciso mom…”
Non esattamente. Si sente qualcuno dire “this gives you a great feeling” (~ questo ti fa sentire molto bene), che è quanto meno una prova molto circostanziale (cue: Law&Order’s TUM TUM).
Lei per fortuna ha le spalle larghe, ha detto che i video non dovevano essere leakati essendo una festa privata (che idea bizzarra), ha sottolineato che si trattava solo di una festa in cui ha semplicemente ballato (solo ballato??) e che - sebbene lo trovi ingiusto - che si è sottoposta a un test antidroga per fugare ogni dubbio, d’altra parte siamo nell’era della post-verità.
Il termine post-verità, traduzione dell'inglese post-truth, indica quella condizione secondo cui, in una discussione relativa a un fatto o una notizia, la verità viene considerata una questione di secondaria importanza - Wiki
Fortunatamente, sembra che i finlandesi se ne stiano sciacquando allegramente arrivando a far notare che “nel mondo ci sono primi ministri accusati di corruzione, abuso di potere, violazione della costituzione, istigazione all’odio o che agiscono come tiranni. Ballare sembra ok” … ma tu pensa.
"Somewhere in the world, there are situations where the prime minister is accused of corruption, exceeding his powers, violating the constitution, polarising and inciting hatred, or simply authoritarian leadership," another woman in Finland wrote. "This dancing seems okay," she added. - euronews
Ovviamente il mondo dell’internet sta avendo delle giornate campali: chi spara a zero contro la Marin, chi risponde al fuoco, chi accusa di sessismo… ci sta, lo capisco. Il mondo è un casino pieno di problemi insormontabili: guerra in Ucraina, tensioni a Taiwan, la Cina che sembra fare l’occhiolino alla Russia, emergenza energetica con l’inverno che si avvicina, prezzi del gas alle stelle, l’inflazione che segue a ruota, disastri ambientali, cambiamento climatico, e tra un mesetto ci saranno delle elezioni in cui i fascisti sono il partito favorito… in cui saremo costretti a scegliere il meno peggio… delle elezioni un po’ così… non se ne può più, siamo tutti abbastanza piene.
Parlare di qualcosa di così piccolo e insignificante, concentrarsi su un evento che sembra poter essere influenzato dalle nostre azioni è, al confronto, molto rassicurante. Dopo mesi e anni ad essere bombardati con pandemie, disastri, lockdown e Greta Thunberg che vuole farci sentire tutti stronzi, rifugiarci in una discussione sul nulla ci fa respirare un po’ di aria, se non proprio leggera, meno pesante.
“Sono un bambino problema vero”
Come per i videogame sparatutto iperrealistici, quando si litiga su Facebook (#cringe) l’importante è ricordarsi che quella👏 non👏 è👏 la👏 vita👏 reale👏. O si? 🤔
Se è comprensibile il voler cercare rifugio in questioni minuscole - e noi italiani ne siamo maestri (ce lo ricordiamo petaloso?) - sarebbe importante mantenere vivo in un piccolo spazietto della mente un flebile legame con la realtà, che ad un certo punto ci dia uno strattone e ci sussurri in un orecchio “scemocazzo forse stai esagerando” (si dice ancora scemocazzo? Quanti punti boomer vale?) in modo da ricordarsi che si sta parlando solo di un problema inesistente, che non è nulla più di una discussione che si autoalimenta [definizione che calza a moltissime discussioni che vivono nei social (di nuovo, se qualcuno tiene il conto, +12 punti boomer per aver scritto “nei social”)] e non un problema vero.
Purtroppo, non succede. Non c’è nessun meccanismo di sicurezza che mantenga separati la vita reale e i social… Al contrario, si potrebbe sostenere che, visto il ruolo che giocano nell’informazione e l’influenza che hanno su di noi, i social sono effettivamente parte della vita reale… beh… sni.
Vi avevo probabilmente già parlato di come l’algoritmo di Facebook dia cinque volte più visibilità a contenuti controversi rispetto a quelli “piacevoli” (non saprei come definirli, quelli dove si dovrebbe mettere un “like” invece di una reaction arrabbiata, insomma); nel frattempo forse l’hanno sistemato, forse no, ma questo è - a parer mio - un esempio del perchè i social network non sono strettamente parte della realtà: non ne rappresentano neanche un’immagine simile, sono proprio due cose diverse.
Nobody ever: “Perdincibacco! Questo è un problema interessante da far discutere alla collettività: creiamo un bel post ragionato su Facebook e imbastiamo una conversazione civile da cui trarre deduzioni sensate su quello che la maggioranza pensa e prendiamo decisioni sulla base dei dati raccolti”
No. Mai nella vita.
Mai sentito il termine superspreaders? Come c’erano quelli nella vita reale che super-diffondevano il virus, ci sono quelli online che super-diffondono fake news. Qualche numero: quasi il 30% della disinformazione fatta sulle elezioni americane, quei post che le volevano false e rubate dai democratici, è riconducibile a 25 account (oltre a quello di Trump). Di 95,546 post Facebook analizzati sull’argomento, che totalizzano quasi 60 milioni di interazioni, 33 post (trentatré Non trentatré mila. Trentatré. 30 + 3) sono responsabili di 13 milioni di interazioni.
Rileggete l’ultima frase e datevi 30 secondi per pensare ai numeri. 33 → 13.000.000. Lo 0,034% dei post ha causato il 21,667% di interazioni.
Per i no-vax la situazione è ancora peggiore: 12 account sono responsabili del 65% della disinformazione sui vaccini anti-covid.
Questa non è la realtà: queste sono piattaforme dove le voci di poche persone hanno impatto su molte, semplicemente perchè questo crea più valore per gli azionisti di Meta.

Se queste piattaforme esistessero in una bolla separata non ci sarebbero problemi. Vai sui social, ti leggi due scemate, chiudi e vai avanti con la tua vita. Venendo a mancare quella vocina di cui sopra, si ha l’effetto Pinocchio: talmente tante persone credono che quelli sui social siano problemi reali, che diventano problemi reali.
Qualcuno fa un video di una festa, lo manda ai tabloid, che lo mettono sui social e un avversario politico decide che sarebbe vantaggioso per le prossime elezioni generare sospetti sulla prima ministra finlandese e con un tweet Sanna Marin deve farsi un test antidroga. Ah non lo vuoi fare? Perchè no? Cos’hai da nascondere?

Puff: Pinocchio è un bambino vero.
Anche da morto, ha ragione Pertini.
Tutto torna. Sono tornati i pantaloni larghi, stanno tornando i mullet e stanno tornando le collanine di conchiglie. Torna anche Pertini.
Caso vuole che qualche giorno fa stessi ascoltando la puntata su Pertini di Qui si fa l’Italia (podcast consigliatissimo: “i momenti che hanno fatto l’Italia raccontati a chi non c’era”). Nel 1982 Pertini fece scalpore per la sua partecipazione molto sentita come spettatore dei mondiali: all’epoca i politici erano più sterili, asettici, mentre Pertini esultava e gioiva dei goal e poi della vittoria.
L’inizio degli anni ‘80 erano ancora definiti anni di piombo, con gambizzazioni e stragi… non un periodo proprio roseo. A mondiale concluso, un giornalista chiede a Pertini se era stato il caso di partecipare ai mondiali, se non ci fosse stato “il rischio di dimenticare i nostri problemi” (al minuto 11:24 del podcast potete sentire direttamente lo scambio)
Pertini: “Ma buon dio, che ci sia una sosta nelle preoccupazioni, nella tristezza, nella insoddisfazione. Dopo sei giorni di lavoro viene la domenica no? Chi ha lavorato sei giorni ha il diritto alla domenica di andare a gioire al mare o in montagna, e gli si deve dire come mai gioisci quando attendi il lunedì?”
Curiosamente, con questa frase di Pertini si può dare ragione a entrambi i lati. La tua domenica è ballare? Ok. La tua domenica è fare polemica sterile su Facebook? Ok.
Però poi c’è il lunedì. Sanna Marin lo sa bene, non sarebbe la premier più giovane al mondo altrimenti; lo sa anche chi fa polemica sterile?